Autisti e camion a guida autonoma: una contraddizione?

Nel 2017 sono stati investiti oltre 810 milioni di euro nello sviluppo di sofisticate tecnologie per la guida autonoma. Si prevede quindi, nei prossimi anni, una rapida diffusione del trasporto con camion a guida autonoma. È davvero una novità da festeggiare: una simile tecnologia produrrà di sicuro notevoli vantaggi per il settore della logistica.  

Tuttavia gli autisti sono comprensibilmente preoccupati: oggi rappresentano un elemento fondamentale nella dinamica del trasporto su gomma, ma rischiano di essere ben presto rimpiazzati da futuristici veicoli a guida autonoma. Goldman Sachs prevede che, a causa dell'imminente processo di automazione, scompariranno circa 300.000 posti di lavoro nella categoria dei camionisti. Al tempo stesso, le aziende che stanno sviluppando in proprio queste tecnologie, come Uber, affermano che occorrerà un maggior numero di autisti con funzione di supervisore. Questo per far fronte alla maggiore quantità di carichi da consegnare, vista la sensibile riduzione dei costi introdotta dal trasporto autonomo. Forse assisteremo in contemporanea a entrambi gli scenari. 

Scenario 1: diminuzione dei posti di lavoro per autisti di camion 

Gli inevitabili limiti umani costituiscono un valido argomento a favore dell'automazione. I conducenti di veicoli industriali, ad esempio, possono lavorare al massimo 11 ore al giorno o 60 ore alla settimana: una limitazione che non verrebbe applicata a un camion automatizzato, in grado di garantire consegne 24 ore su 24, 7 giorni su 7. A questo si aggiunge il fatto che gli esseri umani hanno evidentemente bisogno di mangiare: una spesa supplementare che rappresenta il 34% dei costi operativi sostenuti da un'azienda di trasporti per ogni miglio percorso (1,6 km). Cosa dire, infine, della necessità di riposare e dell'eventualità di commettere errori, con migliaia di vittime della strada ogni anno? Non c'è quindi da meravigliarsi che la canadese Suncor Energy Inc. abbia di recente annunciato la propria intenzione di sostituire 400 operatori di mezzi pesanti con camion a guida autonoma su siti minerari di sabbie bituminose. 

Tuttavia, quando si parla di limiti umani è giusto ricordare che anche i robot sono imperfetti, in termini di capacità e operatività. Di fatto, in questa fase, si rende ancora necessario l'intervento umano per la gestione della guida automatizzata. Questo è il motivo per cui gli ottimisti prevedono che, anziché eliminare posti di lavoro, i camion autonomi creeranno condizioni lavorative nuove e forse migliori, per l'autista di oggi e di domani. 

Scenario 2: mantenimento dei posti di lavoro e miglioramento delle condizioni operative 

Il lavoro di autista di camion, come tutti sanno, è estremamente duro e impegnativo. Solitudine alla guida, sedentarietà, stanchezza accumulata, ore e ore al volante sottopagate: tutto questo determina ogni anno un incredibile tasso di turnover, pari al 90%. Aggiungiamo un reddito medio annuo di 32.500 euro e un'età media di 49 anni: si possono facilmente comprendere i motivi di un tasso così elevato. Nonostante lo stipendio sia basso, sarebbe comunque lecito attendersi una notevole disponibilità di autisti: ma le cose, tuttavia, non stanno proprio così. 

Soltanto negli Stati Uniti si registra attualmente la mancanza di ben 50.000 conducenti: un numero destinato probabilmente a salire a 250.000 unità entro il 2022, con l'aumentare della frequenza delle consegne. Considerando una simile carenza, l'automazione potrà di fatto svolgere un ruolo di primaria importanza nell'alleviare la pressione che incombe sulle società di logistica e sugli stessi conducenti di camion. 

Si presume che l'automazione potrà risolvere la carenza in questione in due modi diversi. In primo luogo eliminando la necessità di avere a disposizione ulteriori autisti: il conducente potrà in effetti operare direttamente da una sorta di call center. In questo caso, l'operatore potrebbe gestire una flotta da 10 a 30 veicoli con un semplice turno di 8 ore, lavorando nella sede locale e tornando a casa dalla propria famiglia alla fine della giornata. In un simile scenario, i conducenti si limiterebbero ad assumere il controllo del mezzo in prossimità dei cantieri stradali o nelle aree urbane. Tutto questo ridurrebbe la necessità di poter disporre di un maggior numero di conducenti e migliorerebbe radicalmente le condizioni di lavoro degli operatori, destinati a svolgere la propria attività attraverso i suddetti call center, dopo aver ricevuto un'opportuna formazione. 

In secondo luogo, oltre a eliminare l'impellente bisogno di 250.000 autisti entro il 2022, l'introduzione dei camion a guida autonoma potrebbe rivelarsi preziosa per attirare verso la professione di autista il restante numero di conducenti effettivamente necessari al settore del trasporto merci. Si prospetta anche un altro interessante scenario, con l'autista che rimane all'interno della cabina di guida (invece di operare direttamente dal call center). Mentre il veicolo percorre autonomamente strade e autostrade, il conducente potrà tranquillamente riposare la vista e svolgere attività di altro genere. Potrà compilare i documenti di trasporto, dedicarsi a un nuovo hobby o chattare con gli amici, assicurandosi di assumere il controllo del mezzo solo quando il suo intervento si rivela necessario (ad esempio in prossimità di cantieri stradali o durante l'attraversamento di aree urbane). Il ruolo di semplice supervisore attirerà di sicuro un maggior numero di operatori, rispetto a quanto avviene con le condizioni attuali. 

Nonostante tutto, con l'avvento dei camion a guida autonoma, il futuro degli autisti non si delinea ancora in maniera chiara. In presenza di una minore domanda, gli stipendi scenderanno ulteriormente? Oppure aumenteranno, visto il livello di formazione più elevato, indispensabile per operare con simili tecnologie? Secondo le stime attuali, nei prossimi 8 anni saranno necessari 900.000 nuovi autisti; è tuttavia difficile prevedere esattamente in che modo si evolverà la professione di camionista.