Gli effetti del coronavirus COVID-19 sul settore dei trasporti

Il coronavirus sembra inarrestabile. Il virus, che ha avuto origine in Cina, non ha avuto solo un terribile impatto sulla vita delle persone, ma sta anche mettendo a rischio l'intero settore dei trasporti, con l’applicazione di divieti e la chiusura delle frontiere. L’ultimo paese a farne le spese, in territorio europeo, è l’Italia, dove le regioni del nord sono considerate il cuore pulsante del commercio e degli scambi internazionali. Molte cose sono cambiate dal mese di febbraio 2020 e continueranno a cambiare costantemente a causa del coronavirus e dei suoi effetti sull'industria dei trasporti. Al di fuori dei confini europei, la situazione rimane critica in alcuni paesi del Medio Oriente, creando problemi al trasporto intercontinentale.

Quali sono gli effetti del coronavirus sul settore della logistica a livello globale?

I trasporti, qualunque sia la loro modalità, ne risentono. L'Associazione degli spedizionieri europei Clecat e la Camera degli spedizionieri e degli operatori del settore logistico polacca hanno mostrato preoccupazione riguardo alle limitazioni delle esportazione e ai ritardi supplementari nelle operazioni portuali dovuti alla mancanza di addetti al trasbordo e magazzinieri. Anche i paesi dell'Est cominciano ad avvertire le ripercussioni relative all’incremento delle limitazioni dei trasporti causate dal coronavirus, facendo sprofondare l'economia europea in un buco nero sempre più grande. Le consegne vengono ritardate e i prezzi aumentano a causa del coronavirus.

Considerando che il quantitativo di merci importate viene limitato e i percorsi seguiti delle aziende di trasporto sono più brevi, dobbiamo prepararci ad affrontare alcuni grandi cambiamenti a livello commerciale derivanti dal diffondersi dell'epidemia di COVID-19. Come segnalato dall’esperto Jerome de Ricqles, in un futuro non troppo lontano, presumibilmente entro la fine di marzo, l'incapacità di coprire la domanda comporterà un aumento delle tariffe di carico e dei costi di trasporto complessivi. Questo avrà inevitabilmente un impatto diretto sui prezzi finali delle merci.

Che effetti ha il coronavirus sul settore dei trasporti in Cina?

Sia chiaro, la Cina è un fornitore molto importante a livello mondiale e molte aziende di trasporto in Europa trasportano merci che portano il marchio "Made in China". Dato che il paese deve far fronte a divieti e alla chiusura delle frontiere, le esportazioni sono ancora più complicate. Un numero significativo di container pieni di merce prodotta in Cina è bloccato a causa dell'epidemia di COVID-19.

Ma nonostante l'epidemia di coronavirus scoppiata nel dicembre 2019, la Cina sta iniziando a riaprire le sue fabbriche. Come evidenziato dall’analista Ganyi Zhang, i dati riguardanti i macchinari elettronici, la più grande fonte di esportazione del paese, portano una ventata di ottimismo: il tasso di ripresa delle fabbriche si attesta al 90% nello Zhejiang (dati al 20 febbraio), supera il 60% nello Jiangsu (dati al 16 febbraio) e nel Guangdong si aggira intorno al 50% (dati al 19 febbraio). Questi numeri infondono sicuramente speranza, ma c'è ancora molto da fare per riportare l’intero settore a pieno regime.

Che effetti ha il coronavirus sul settore logistico in Europa?

Pur cercando di mantenere la calma, le autorità europee stanno prendendo molto seriamente la minaccia rappresentata dal coronavirus per l'intero continente. Dall'inizio della crisi sono state adottate misure incisive per fermare l'espansione del COVID-19 all'interno dei confini europei. Queste misure preventive riguardano già direttamente il trasporto di merci su strada, soprattutto nei luoghi in cui sono stati registrati più casi. Esempi significativi sono il nord Italia o i confini con i paesi asiatici.

Nello specifico, nel Bel Paese sono già stati adottati provvedimenti altamente restrittivi per controllare l’epidemia. Questo ha avuto una serie di ripercussioni importanti nel settore dei trasporti.

In seguito all’applicazione di diverse misure di contenimento, il Governo italiano ha deciso di "isolare" la città di Milano, il più potente motore economico del Paese. È entrato in vigore un decreto che vieta l'ingresso e l'uscita in tutta la regione e in altre quattordici province italiane: Modena, Parma, Piacenza, Reggio-Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Verbano-Cusio-Ossola, Novara, Vercelli e Venezia. Queste misure, che sono state prorogate al momento fino al 3 aprile, coinvolgono direttamente 16 milioni di persone e hanno effetti sull'intero Paese. Per quanto riguarda i trasporti, "qualsiasi spostamento" in entrata o uscita dal territorio è stato vietato, tranne che per "comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità".

Cosa comporta il coronavirus per gli autotrasportatori?

In queste regioni è obbligatorio effettuare controlli medici sugli autotrasportatori (rilevamento della temperatura e valutazione dei sintomi) nei punti di caricamento e scaricamento. Nei casi più estremi, i trasportatori hanno l’obbligo di indossare una mascherina, motivo per cui molti di loro hanno sollevato critiche nei confronti delle associazioni dei trasporti italiane.

Data la complessità della situazione e al fine di ridurre i rischi, l'Italia, per motivi sanitari, ha deciso di sospendere momentaneamente il trattato di Schengen chiudendo le frontiere in modo da poter effettuare controlli medici ai punti di accesso. Anche se attualmente siamo lontani da questo scenario, la situazione si evolve di giorno in giorno.

L'Italia è il Paese più colpito dell'Unione Europea ma i casi registrati in tutti i Paesi limitrofi sono in aumento. In Spagna, sono già oltre cento i casi confermati (per lo più lievi), con focolai a Madrid e nei Paesi Baschi. E anche se non sono state ancora adottate misure di restrizione preventive, ciò potrebbe verificarsi in caso di un drastico aumento dei contagi.

Il rallentamento che queste misure stanno comportando è innegabile, a tutti i livelli. Infatti, e parliamo esclusivamente del trasporto di merci su strada, non dobbiamo solo sostenere i costi diretti di queste restrizioni. Dobbiamo tenere conto anche di tutti i costi indiretti, a partire dalle carenze nei punti di origine, che implicano necessariamente una minore richiesta di carichi, fino alle perdite economiche che possono verificarsi per le aziende di trasporto, con tagli al bilancio.

Tenendo conto che il numero di casi non smetterà di crescere per il momento, è cruciale fornire informazioni corrette sull'evoluzione del coronavirus. Naturalmente, dobbiamo essere cauti a non cadere nel sensazionalismo ed evitare di prendere decisioni che possono essere irreversibili per alcuni settori. La prevenzione riveste sicuramente un ruolo chiave ed è la scelta preferita da molti paesi per affrontare questa emergenza globale. Il commercio non si fermerà mai completamente e come accade sempre in questi casi, fra un paio di mesi, il coronavirus sarà solo un brutto ricordo.